Paura di volare: la corretta informazione può fare la differenza

Paura di volare: la corretta informazione può fare la differenza

Ogni volta che accade un evento legato al mondo dell’aviazione, i titoli dei giornali si affrettano a catturare l’attenzione del lettore. "Aereo sfiora la tragedia", "Momenti di terrore ad alta quota", "Atterraggio da incubo" sono solo alcune delle frasi che possiamo leggere nelle pagine di cronaca. Questi titoli, spesso sensazionalisti, hanno un obiettivo chiaro: quello di suscitare delle emozioni intense nel pubblico. Tuttavia, la narrativa  proposta può creare una percezione distorta della sicurezza aerea  e alimentare paure ingiustificate nei passeggeri ed incrementare così la paura di volare (aerofobia). Questi sentimenti catturano l'attenzione del lettore, attivando un meccanismo psicologico che ci spinge a dare priorità alle informazioni percepite come minacciose. Questo fenomeno è legato all’istinto di sopravvivenza: il nostro cervello, evolutivamente parlando, è programmato per prestare attenzione ai potenziali pericoli. Quando un giornale enfatizza un evento come una "quasi tragedia" senza fornire un contesto chiaro, i lettori possono facilmente dedurre che volare è più pericoloso di quanto non sia in realtà. Eppure, l’aereo è uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo, con statistiche che lo confermano anno dopo anno.

Bias cognitivi: perché l'esperienza personale di un passeggero può essere fuorviante?

Anche i passeggeri, dal canto loro, possono essere vittime di bias cognitivi che alterano la loro percezione del volo. La mancanza di conoscenze tecniche sull'aviazione contribuisce a rendere alcune situazioni perfettamente normali, come una turbolenza o un go-around (una riattaccata), spaventose o addirittura pericolose  agli occhi dei meno esperti. Vediamo insieme alcuni bias che possono alimentare la paura di volare:

  • Bias di conferma: i passeggeri che hanno già paura di volare tendono a interpretare qualsiasi evento anomalo come una conferma dei loro timori. Un rumore insolito o un’accensione del segnale di allacciamento delle cinture vengono visti come segnali di un pericolo imminente, anche se non è così.
  • Euristica della disponibilità: la mente umana tende a dare maggiore peso agli eventi che ricordiamo più facilmente. Poiché gli incidenti aerei sono ampiamente riportati dai media, anche se rari, le persone possono sovrastimare la loro frequenza.
  • La non conoscenza delle Procedure Standard: molti passeggeri non sanno che alcune manovre considerate spaventose sono, in realtà, previste dai protocolli di sicurezza. Ad esempio, un go-around (riattaccata) non è un segno di pericolo, ma una decisione prudente del pilota per garantire un atterraggio in condizioni ottimali.

Ad esempio in un articolo si riporta l'esperienza di un passeggero che afferma quanto segue "Siamo decollati in ritardo e la hostess, seduta al mio fianco, ha mormorato: io non volevo ripartire". La signora, udendo l'assistente di volo affermare "io non volevo ripartire", ipotizza che tale affermazione possa evidenziare una qualche anomalia. In aviazione, il personale di bordo è addestrato per pianificare ed avere un quadro generale del volo, non per formulare ipotesi specifiche. Solo i piloti  hanno piena consapevolezza delle condizioni che si affronteranno durante il volo. Per chiarire, gli assistenti di volo ricevono dal comandante informazioni generali sul volo, semplificate e prive di dettagli tecnici. Infatti il training dei piloti e degli assistenti di volo differisce. Quest'ultimi seguono un addestramento procedurale esecutivo, basato sull'esecuzione di azioni specifiche in risposta a indicazioni provenienti dalla cabina di pilotaggio (cockpit). I piloti, invece, affrontano un training procedurale decisionale. Gli assistenti di volo non sono formati per interpretare carte meteo, valutare i requisiti di decollo e atterraggio in condizioni avverse, riconoscere le tipologie di nubi e i relativi fattori di rischio, né per prevedere  l'impatto delle condizioni meteorologiche sulle operazioni di volo. In questo caso è probabile che la frase udita dalla signora sia legata a un vissuto personale dell'assistente di volo. Ad esempio, se avesse volato il giorno precedente con diverse tratte, atterrando nel tardo pomeriggio e dovendo poi svegliarsi all'alba, l'affermazione "io non volevo ripartire" assumerebbe un significato legato ad una comprensibile stanchezza. Naturalmente, questa è solo una delle possibili spiegazioni. Sempre nell'articolo la signora teme che i 45 minuti di ritardo possano indicare un problema serio. In realtà, i ritardi sono frequenti  e possono avere diverse cause: condizioni meteo avverse, traffico aereo intenso, ritardo del volo precedente, attesa di passeggeri o documenti, manutenzione o problemi tecnici. È importante vivere l'attesa con serenità, ricordando che:

  • il ritardo non è sempre sinonimo di maltempo o di un problema dell'aereo;
  • attendere a terra in caso di maltempo aumenta la sicurezza, in quanto permette di evitare turbolenze e attese in volo.
  • l'aereo decolla solo se ci sono le condizioni adeguate per un volo in totale sicurezza.

L'affermazione presente nell'articolo "L'aereo passava in mezzo alle nuvole e si sentivano vuoti d'aria" associa la turbolenza alla presenza di nubi. In realtà, sebbene diverse tipologie di nubi possano generare turbolenze di varia intensità, queste possono verificarsi anche con cielo sereno. È il caso delle CAT (Clear Air Turbulence) o delle turbolenze di scia generate da altri aerei (Wake Turbulence). Il codice comportamentale dei piloti prevede di non criticare i colleghi, in quanto è complesso valutare le decisioni prese in situazioni di elevato stress e carico di lavoro (workload). Ogni evento anomalo o di emergenza viene indagato per verificare il rispetto delle procedure e prevenire errori futuri. Le indagini non si limitano agli incidenti, ma riguardano anche eventi potenzialmente pericolosi, come la deviazione di un parametro di volo.

La perdita di comunicazione (loss of communication), evento raro in aviazione, richiede una procedura specifica che prevede:

  • tentare di ristabilire la comunicazione su frequenze diverse;
  • verificare il funzionamento di tutti gli apparati radio e microfoni a bordo;
  • seguire la procedura prevista per l'aeroporto di riferimento, stabilendo quote, rotte e tempi, in quanto il volo prosegue senza contatto con il controllo del traffico aereo.

Tutto ciò avviene mentre l'aereo vola a velocità elevate (almeno 500 km/h) e in presenza di altro traffico aereo. La procedura varia a seconda della fase di volo (decollo, crociera, avvicinamento).

In una situazione di emergenza, il pilota si trova a gestire un elevato carico di lavoro (workload) e molteplici attività contemporaneamente (task sharing): pilotare l'aereo (talvolta manualmente), scegliere la rotta, comunicare con il controllo del traffico aereo, applicare le checklist, consultare i manuali, valutare l'aeroporto più idoneo, calcolare la distanza di atterraggio e il carburante disponibile, informare la compagnia  e gli assistenti di volo, preparare l'aereo per l'atterraggio e coordinarsi con il copilota. Tutte queste operazioni devono essere svolte in tempi brevi, considerando la velocità dell'aereo, l'autonomia di carburante e l'eventuale necessità di atterrare rapidamente. La comunicazione con i passeggeri, in questi casi, non è prioritaria, sia per la mancanza di tempo sia per evitare di generare panico con informazioni tecniche complesse.

L'importanza di conoscere i principi che regolano i voli tra i passeggeri

Un passo fondamentale per contrastare l’effetto dei titoli sensazionalisti e dei bias cognitivi  è educare il pubblico sull'aviazione. Comprendere le regole e le procedure di sicurezza, così come i fenomeni fisici legati al volo, può aiutare i passeggeri  a vivere un’esperienza più serena. Iniziative come i corsi per superare la paura di volare, SkyConfidence, le esperienze in simulatore e i video educativi possono fare una grande differenza. Informare i passeggeri su cosa aspettarsi durante un volo e spiegare come funzionano le decisioni dell’equipaggio può ridurre notevolmente le ansie e sfatare i miti legati all’aviazione.

In sintesi

  • Il sensazionalismo dei media e la mancanza di conoscenza tecnica creano un mix pericoloso che può amplificare la paura di volare.
  • Tuttavia, con un approccio educativo e una comunicazione trasparente, è possibile aiutare i passeggeri a distinguere i miti dalla realtà e a vivere il volo come l’esperienza sicura e straordinaria che è realmente.

Dott.Igor Graziato

Past Vice President Ordine Psicologi Piemonte

Psicologo del lavoro e delle organizzazioni

Specialista in Psicoterapia

Virtual Reality Therapist

REB HP Register for Evidence-Based Hypnotherapy & Psychotherapy
AAvPA Member Australian Aviation Psychology Association

APA Member American Psychological Association

ABCT Member Association for Behavioral and Cognitive Therapies

Division 30 Society of Psychological Hypnosis (APA)

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